Breve testo teatrale
Personaggi:
protagonista, moglie, figlio (9 anni circa), figlia (7 anni circa)
Protagonista
– C'era una volta un ragazzo...
Figlio
– Eri tu, vero?
Protagonista
– Ero io, sì, lo sai...
Ora continuo, cercate di non interrompermi ogni minuto, però,
altrimenti mi confondo.
Figlia
– Dài, paparino,
coraggio! Promettiamo di non ridere!
Protagonista
– (pensato)
Sì, figurati! Promessa da
marinai!
Ridete,
ridete pure! Su, sedetevi sul divano, qui, accanto a me, e state ad
ascoltare.
Questo
ragazzo aveva vissuto in Sardegna per tutta la giovinezza. Era nato
vicino al mare, e aveva visto la neve in città solo due volte, e
soltanto in un'occasione ce n'era stata abbastanza per fare il
pupazzo e tirare qualche palla.
Quando
si trasferì a Torino per l'Università, di neve ne vide, eccome. Gli
piaceva in particolare tuffarsi nei prati innevati in montagna e
nuotarci, come se fosse nel suo mare, anche se l'impresa era
decisamente più scomoda e faticosa. A dire il vero, spesso usciva
dalla strana piscina bagnato fradicio, proprio come dopo una nuotata,
perché la neve gli si intrufolava sotto le calze, lungo le braccia e
il collo. Gli amici del nord, avvezzi a tutto quel bianco, lo
osservavano scuotendo il capo e scattavano qualche foto in cui ora
possiamo vederlo mentre si sbraccia nello stile libero o si
accontenta di mimare, immobile, la posizione a dorso, mezzo
sprofondato in un freddo alpino che nemmeno il nonno di Heidi si
sognerebbe di sfidare.
Quell'anno
la prima gita invernale fu ad un palazzetto del ghiaccio.
Lui
accettò l'invito...
Figlio
– Tu accettasti
l'invito...
Protagonista
– Come vuoi... Io
accettai l'invito solo dopo molte insistenze. Avrei dovuto studiare
tutto il giorno perché la settimana seguente mi attendeva il
complicato esame di fisica,
che avevo tentato già tre volte. E poi chi mai aveva visto un
palaghiaccio?
Mi
convinse solo la certezza che sarebbe stata della partita anche la
ragazza che mi piaceva...
Figlia
– La mamma, vero? Hai fatto
bene, secondo me...
Protagonista
– Se lo dici tu...
Ad
ogni buon conto mi sono vestito per proteggermi dal freddo e sono
partito.
Quando
ho visto la nostra mèta dall'interno sono stato attraversato da un
brivido che non aveva nulla a che vedere con la temperatura
dell'ambiente.
Ghiaccio.
Ghiaccio
ovunque.
E
pattini.
Ripensai
ai cartoni animati in cui la gelida superficie gelata dei laghi si
rompe e gli animaletti finiscono a mollo... E se i pattini avessero
tagliato la pista a fettine? Saremmo precipitati tutti in acqua,
inesorabilmente!
Mi
ripresi grazie a due idee tremendamente ingenue: in fondo sapevo
nuotare e poi... era un'occasione come un'altra per stare con quella
ragazza.
Così
avvenne che misi i pattini ed entrai in pista.
Il
cuore mi esplodeva nel petto: mi teneva per mano proprio lei! E
mi sorrideva!
Si
preoccupava per me, unicamente per me, attenta a non farmi perdere
l'equilibrio.
(Entusiasta) Ehi, è più facile
del previsto, sto in piedi! E mi sposto!
Era
così vero che le feci cenno di lasciare la presa, ce l'avrei fatta
da solo, poteva stare tranquilla. Non volevo mostrarmi pavido.
Si
allontanò rapida, con semplice grazia, voltandosi ogni tanto come
per invitarmi a seguirla.
(Incerto)
Più tardi, tesoro, mi
serve ancora un momentino...
Gli
altri amici ogni tanto sbirciavano, ma tutto sembrava procedere bene.
Vedevano che “il sardo” acquistava progressivamente fiducia,
lasciando ben presto la presa dal corrimano.
Ecco,
mi dirigevo ormai verso il centro, spavaldo, centimetro dopo
centimetro.
Cinque
minuti dopo, a due metri e mezzo dal bordo, caddi.
Cioè,
non è che fu una caduta come tante, quando si atterra sul sedere, o
si finisce carponi, reggendosi sulle mani. No... Ho fatto le cose per
bene anche quella volta!
Quei
simpaticoni dei miei amici si misero ad applaudire.
Io
ero ancora coricato in avanti, stordito.
Non
ero stato capace di frenare la caduta, forse non avevo neppure
realizzato che stavo precipitando. Ero
andato giù e basta.
Ma
a poco a poco mi mossi, puntellandomi su mani e ginocchia. Sapevo
che anche lei mi stava osservando, ce l'avrei fatta... e da solo!
Quando
finalmente fui carponi e sollevai il viso per partecipare della loro
allegria, in un attimo li vidi diventare più gelati del ghiaccio. I
loro sorrisi si spensero all'istante.
(Allegro
e dolorante) Non è nulla,
il battesimo del ghiaccio! Smettetela di fissarmi e ripartiamo!
Senza
dire una parola mi presero per mano, in due, uno per parte, mi
aiutarono ad alzarmi del tutto e mi condussero verso l'uscita. Io non
capivo, volevo continuare a pattinare. Le
avevo promesso con gli occhi di raggiungerla al centro della pista!
Poi
vidi il mio riflesso in un pannello lucido: avevo la faccia segnata da
macchie scure di sangue secco. Un vero spettacolo!
Seguii
docile il mio compagno di stanza al pronto soccorso. Vinsi cinque
punti di sutura, ho ancora il segno della cicatrice.
Insomma,
ormai lo sapete, la prima volta che provai a pattinare sul ghiaccio
fu anche l'ultima.
Ma quella ragazza mi ha sposato lo stesso.
E'
tutto. Andiamo a pranzare!
Figlio
e figlia – Noooo! Hai
dimenticato il finale!
Moglie
– Hanno ragione, caro,
manca la morale!
Protagonista
– Allora è un complotto!
E va bene, volete la morale? Eccola: quel giorno il ragazzo che
veniva dal mare capì che nel ghiaccio, anche se è fatto di acqua,
come il mare e come la neve, non ci si può proprio tuffare!