8 gennaio 2014

Tana!

Come ogni mattina, dall'alto della quercia che fa ombra alla grotta, Gug fissa la valle disabitata oltre la foresta proibita. Non è a caccia con gli altri, anche se ha già nove anni. Non è abbastanza alto. Bisogna essere alti, infatti, per oltrepassare indenni le paludi, quindi lui è costretto a restare con le donne e i poppanti. Insomma, da solo.
Ai piedi dell'albero, Agga riceve dalla donna-saggia alcuni giunchi. Dovrà intrecciarli per farne un cesto, mentre la vecchia andrà a raccogliere erbe. Ma il lavoro è difficile per lei che ha mani grandi, con dita corte e tozze. Si siede lì, isolata, fuori dal cerchio delle ragazze dalle mani abili, e comincia a lavorare.
Quando Gug scende dall'albero quasi la calpesta.
Agga gli mostra i denti, ma lui non se ne cura e osserva la palla informe sulla quale lei sta sudando.
« Cesto? Ah! Ah! Ah! ». Ride forte, Gug, mentre con un dito indica il lavoro di Agga. La sua risata richiama le altre donne. In pochi minuti tutto il gruppo si fa gioco di Agga con grida e smorfie.
Lei sente caldo, le orecchie le fischiano, i muscoli si contraggono. D'un tratto comincia a sferrare calci e schiaffi attorno. Le altre allora cercano di allontanarla con bastoni e pietre. Sono tante, a lei non resta che scappare, calpestando il suo cesto malriuscito.
Agga si nasconde lontano, sulla riva dello stagno che porta al fiume, in un buco fra le rocce. Al buio, nell'odore di animali ed erba ammuffita, ritrova la calma e piange un poco.
CIAC CIAC CIAF... SGUISH!
Qualcuno o qualcosa si avvicina. Agga afferra un sasso pesante e si prepara a difendersi. Un cespuglio si muove. Agga stringe la pietra e striscia verso l'uscita, pronta a colpire.
Esce dal nascondiglio e vede che l'intruso è Gug, immerso fino alle ginocchia nello stagno lì davanti. Vuole imparare a superare le paludi, ma quella è solo una pozzanghera, nulla a che vedere con le distese di sabbie profonde e pericolose che affrontano i veri cacciatori.
Agga sogghigna e lancia la grossa pietra in alto. Il sasso cade con un tonfo a pochi centimetri da Gug, schizzandogli fango su petto e volto.
« Fango!... Ah! Ah! Ah! ». Tocca a lei ridere, adesso.
Il ragazzo, chiazzato di marrone, afferra un bastone e le corre contro. Lei scappa, decisa ad attraversare il fiume, impresa impossibile per il piccolo Gug.
E' immersa nell'acqua fino all'ombelico quando succede.
BRABABOOM!
Una frana gigantesca si stacca da una montagna e rotola nel lago soprastante, spingendo le acque con violenza. Gug, in equilibrio su alcuni sassi, viene travolto dall'ondata. L'istante successivo sono in due a essere trascinati nella corrente.
Dopo qualche minuto di annaspamento, Agga riesce ad aggrapparsi a una roccia. Afferra senza riflettere il bastone che le passa accanto, attaccato al quale c'è Gug. Le mani della ragazza non mollano la presa e in poco tempo i due si ritrovano, zuppi ma salvi, sull'altra riva del fiume.
Sono scesi molto a valle. Per tornare indietro devono attraversare la foresta proibita, oppure risalire il torrente, ma la corrente in quel punto è troppo forte. La scelta è quindi obbligata e i due si avviano verso il bosco che comincia a pochi metri da loro. Sono ancora umidi quando si inoltrano fra gli alberi, ringhiandosi contro a vicenda. « Tu! » ruggisce Agga dopo un po', spingendo Gug contro una roccia. « No! Tu! » replica lui tirandole pezzi di legno marcio.
CRAC!
Un rumore sordo conclude all'istante la disputa su chi sia il colpevole del guaio. I due si immobilizzano, appiattendosi affiancati alla stessa roccia.
TUM!
Un altro suono li raggiunge e Gug, lesto, si issa sulla sommità del masso. Agga si limita a guardarlo ruotando appena la testa. Un fruscio scuote un cespuglio lì vicino e due lepri giganti sfrecciano al loro cospetto, rompendo rami e facendo rotolare pietre per la foga del gioco.
CRAC! TUM!
Gug scivola di nuovo a terra. « Tu! » ricomincia, ma meno convinto di prima. « No! » sibila Agga in un soffio, occhi stretti e denti in mostra.
Ben presto un grosso crepaccio li costringe ad allontanarsi dal fiume e in poco tempo Agga e Gug si smarriscono nel fitto del bosco. Procedono insieme all'ombra, senza toccarsi né guardarsi, in silenzio, spaventati dai rumori sconosciuti che li circondano.
A un certo punto Agga inciampa e sbatte contro un albero massiccio, facendo scappare uno stormo di grossi uccelli neri. Gug li osserva volare e subito si arrampica su quel tronco. Agile come uno scoiattolo, passa di ramo in ramo fino al punto più alto possibile.
Dalla cima della pianta si guarda attorno. Vede il lago e grida verso Agga: « Tana! », indicando la direzione da prendere. Agga fa un profondo respiro.
Poi Gug si gira per scendere e vede la valle oltre la foresta.
E' più vicina, da questa prospettiva. Ci sono un fiume, un bosco, alcuni prati e, ai piedi della montagna, delle grotte. Sembra disabitata, anche perché un gruppo di cervi pascola indisturbato in riva all'acqua.
Ritorna lentamente da Agga e le offre due uova rubate da un nido.
« Cibo! » esulta lei e gli sorride per la prima volta. Mangiando, si incamminano nella direzione di casa. Gug ogni tanto si volta indietro e sospira.
Quando scende la notte salgono su un castagno e aspettano l'arrivo dell'alba. Inizialmente occupano due rami diversi, ma paura e freddo li convincono presto a sedersi vicini. I suoni notturni sono troppi per poter dormire davvero. Dall'alto del loro rifugio Agga e Gug scorgono ombre di cinghiali e di altri esseri sconosciuti. Ululati, grida, fruscii, sibili li tengono svegli per tutta la notte. Anche nei rari attimi di assoluto silenzio sembra che vi siano belve in agguato, pronte ad attaccarli. Serpenti? Pantere? Orsi? I due giovani trattengono il fiato sperando che nessuno percepisca il rimbombo frenetico del tamburo che hanno nel petto.
Alle prime luci del giorno si rimettono in marcia e quando il sole è alto sentono nuovamente il rumore dell'acqua. Escono correndo dalla foresta e si trovano in riva al lago. Sono saliti troppo, ma da lì conoscono la via sicura per tornare a casa.
Mentre sono chini per bere sentono un lamento: « Ahi! Uuuh! ». Si voltano e vedono, poco lontano, una mano che spunta da un mucchio di sassi e si agita. Agga riconosce gli ornamenti della donna-saggia e sposta alcune pietre, scoprendole il volto. La frana che ha fatto straripare il lago il giorno precedente l'ha sepolta. Rapidamente i due giovani spostano sassi e terra per liberarla. Quando resta solo più un masso, il più pesante di tutti, Gug spinge Agga di lato e prova a farlo rotolare lontano. L'unico risultato che ottiene è di ferirsi un palmo e far urlare di dolore la vecchia. Allora Agga scosta il ragazzo con gentilezza, si sputa sulle mani, infila le dita fin dove riesce sotto l'ostacolo e lo solleva. La donna sposta la gamba e Agga lascia cadere la pietra a terra. L'arto è malridotto, ma la sciamana è forte e si puntella a un bastone per poter stare in piedi e camminare.
« Fiume... Foresta... Tana! » dicono Gug e Agga gesticolando.
La donna spalanca gli occhi e li fissa incredula. Poi guarda lontano, verso la foresta proibita, che nessun uomo ha mai osato attraversare, e riporta nuovamente lo sguardo sui giovani, graffiati, sporchi e sorridenti.
In silenzio, assentendo col capo, fruga nel sacchetto di pelle alla cintura e consegna ai suoi salvatori due ciondoli composti da una conchiglia variopinta infilata in un cordino di cuoio: il segno di passaggio all'età adulta, che i membri della tribù ricevono a dieci anni, dopo la prova di iniziazione.
Ridono, Gug e Agga, mentre scortano la donna verso la caverna. Quando vedranno il talismano, conquistato un anno prima del tempo, gli altri non oseranno più deriderli o emarginarli per la statura o la goffaggine!
A pochi metri dalla caverna, ancora nascosti alla vista del clan, Gug si ferma e accarezza il ciondolo. Poi si volta nella direzione della valle disabitata, oltre la foresta proibita, e sospira.
« Tana... » sussurra.
« Tana? » chiede Agga piegando la testa di lato e premendo la conchiglia al petto con una mano.
Gug le fa un sorriso, imita il suo gesto stringendo il talismano e si allontana.
Lei appoggia la sciamana a un tronco e lo insegue a passi veloci. Lo oltrepassa e gli si para davanti, indicando verso la loro caverna.
« Tana! » gli dice a occhi spalancati.
« Tana... » ripete lui scuotendo il capo. Poi accenna di fronte a sé e stringe il ciondolo con forza.
« Tana! » esclama a testa alta con lo sguardo fisso all'orizzonte, verso la valle sconosciuta.
Gug supera Agga e prosegue in direzione della foresta. Lei lo osserva camminare per un po'. Poi si volta verso la vecchia, ancora aggrappata al bastone, solleva le spalle, sorride, si gira su se stessa e lo segue.

Nessun commento:

Posta un commento